Proprio sul luogo di afflusso dell’acqua dolce nella baia di Valbandon, fra il 1909 e il 1912 A.Gnirs ha scoperto i resti di due complessi di architettura antica di tipo residenziale. L’acqua bassa e melmosa della baia è stata trasformata, grazie a due depositi, e ha dato origine a due vivai praticamente chiusi dove l’acqua dolce si mescolava con quella salata.
Sulla parte settentrionale della costa sono state sterrate due stanze che si aprivano verso il mare e i cui pavimenti erano ornati con un mosaico di diversi colori. Sulla parte meridionale della costa c’erano delle costruzioni con due giardini, con i portici e due contenitori dell’acqua.
Sicuramente a questa parte residenziale della villa romana, usata dal I fino alla fine del IV secolo, apparteneva anche l’impianto di produzione della ceramica di Gaio Lecanio Basso a Fasana, datato anch’esso, secondo quanto risulta dal ritrovamento e dalla tipologia dei resti delle opere in ceramica in senso produttivo, dall’inizio del I secolo fino all’inizio del regno di Vespasiano. Gli esemplari di materiale edile, ovvero i mattoni, rilevati nelle ville indicano che la villa è stata costruita nel I secolo.
Dal punto di vista topografico apparteneva al villaggio rurale situato verso l’interno, a mezzo chilometro di distanza della villa, nella parte occidentale della costa istriana. Apparteneva ad uno dei tipi più lussuosi di ville rustiche. La struttura della costruzione della villa era caratteristica per il periodo ellenico-romano per cui era costituita di edifici a se stanti colegati fra loro da sale, di modo da formare un’entità unica.
Il complesso della villa si suddivide in due gruppi di edifici: uno si trova nella parte settentrionale della costa, mentre l’altra inizia lungo la parte meridionale della penisola verso est. Nonostante la distanza spaziale, questi due edifici costituivano un’entità perchè venivano collegati da un molo lungo 60 metri.
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